Uccido chi voglio by Fabio Stassi

Uccido chi voglio by Fabio Stassi

autore:Fabio Stassi [Stassi, Fabio]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


L

Et cela me fait souffrir.

Il campanellino della bottega di libri usati suonò più scordato e flebile che mai. Emiliano stava consigliando un volume con una rilegatura verde a un cliente e Corso ne approfittò per rovistare sugli scaffali. I libri di più recente acquisizione non si distinguevano in alcun modo dagli altri. Arrivavano attraverso scambi, compravendite, lasciti, e si mischiavano quasi per caso, indipendentemente dalle loro date di stampa: in quel negozio, il concetto di nuovo non aveva senso. Ma questo affrancava ogni volume dall’abitudine inveterata che aveva di filtrare tutto attraverso il tempo. Era giusto così, sono sempre i lettori, anche quelli tardivi, a dare vita ai libri e a determinarne l’età. Più di tutti, Corso amava quelli intonsi. Gli davano un piacere doppio, perché la prova materiale della loro verginità imponeva un rapporto intimo con loro. La lettura simulava pure nel gesto la dinamica degli umani di penetrare e di essere penetrati, ma a questa idea Corso ebbe un trasalimento, come se fosse stato un tagliacarte ad aprire la pancia del ragazzo vestito di bianco.

Mentre il cliente pagava, sbirciò il titolo che Emiliano gli aveva suggerito.

È vero, pensò, non smettiamo mai di spiare gli altri: il vicino in piedi sull’autobus, la donna seduta nel tavolo accanto in un locale. La vita è questo allenamento da indovini.

«Forse avrei fatto meglio a consigliargli l’autobiografia di Yves Montand» disse Emiliano appena restarono soli, tirando fuori un volume in francese da un mucchio accatastato su uno scaffale, «ma un libro così soltanto a uno come te potrei venderlo».

«Spero che il tuo cliente ami la filosofia quanto io la musica francese».

«È un professore in pensione. Ogni tanto passa da qui e ci mettiamo a parlare».

«Di cosa discutevate?».

«Di una questione che mi appassiona da molto tempo: se il mondo esista per davvero o sia soltanto un’allucinazione».

«Purtroppo, sono stato un pessimo studente di filosofia».

«Non ne dubito, ma è un tema spinoso, Vince, anzi, è il tema dei temi. Il primo a formulare consapevolmente questo dubbio tra i moderni fu Descartes. Ma il professore mi ricordava che Wittgenstein aveva destituito questa domanda d’ogni fondamento, liquidandola come mal formulata, e quindi insensata».

«E tu cosa credi?».

«Che l’importante sia accorgerci dei segni che ci circondano».

«Di questo tratta il libro che gli hai suggerito?».

«In parte. È un vecchio testo di Cassirer, un filosofo elegante e neoilluminista della prima metà del Novecento il cui modo di ragionare fu spazzato via dalle nuove generazioni tra la prima e la seconda guerra mondiale, in particolare da Heidegger, che aveva un temperamento opposto. Poco prima che l’Europa scivolasse nell’inferno».

Emiliano si avvicinò alla scrivania, in mezzo alla stanza.

«Per Cassirer l’uomo è un animale simbolico, prima che razionale. Ciò che lo distingue è il fatto che usa e produce segni. I più elementari sono le lettere dell’alfabeto. La filosofia non avrebbe altro compito che questo: costruire delle teorie che tengano conto della totalità dei segni. Una cosa simile la dice anche Benjamin: ogni essere umano è un segno da interpretare».

«Sarebbe bello se tutto comunicasse con tutto, ma questa è soltanto un’illusione.



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